MAKE A MEME View Large Image Quando nel 1939 i resti di Giacomo Leopardi furono collocati nel Parco di Piedigrotta, a pochi metri dal sepolcro di Virgilio, in una stele-ara in travertino, si provvide a trasferire dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, dov'era stato ...
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Keywords: giacomo leopardi giacomoleopardi piedigrotta naples tombstone italy plaque outdoor architecture stonework L'ORIGINARIO SEPOLCRO DI GIACOMO LEOPARDI Quando nel 1939 i resti di Giacomo Leopardi furono collocati nel Parco di Piedigrotta, a pochi metri dal sepolcro di Virgilio, in una stele-ara in travertino, si provvide a trasferire dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, dov'era stato sepolto, anche il monumento fattogli innalzare da Antonio Ranieri. Vale la pena ripercorrerne brevemente le vicende, che vedono contrapporsi le concezioni laicistiche di Ranieri alle imposizioni clericali da parte dell'arcivescovado di Pozzuoli, nella cui giurisdizione ricadeva il borgo di Fuorigrotta e ricade tuttora il quartiere attuale di Napoli. L’intenzione da parte di Ranieri di innalzare una tomba a Leopardi è pressoché immediata. Già nella necrologia pubblicata nella rivista "Il Progresso" di maggio-giugno 1837, Ranieri assicura che “gli sarà rizzato un monumento, se non degno dell’altezza del suo ingegno, bastante almeno a far fede appresso la posterità della giusta venerazione in cui l’ebbero i Napoletani”. Il 1° agosto 1837 da Parma Antonietta Tommasini lo sollecita: “Se il monumento si fa per soscrizioni d’amici, la prego di non dimenticarsi il nostro nome”. Ma la realizzazione incontra vari ostacoli religiosi, a causa delle concezioni materialistiche del poeta, che costringono perfino a modificare il progetto originario, come riferisce lo stesso Ranieri: “Dio solo sa… le migliaia di volte che son dovuto andare a Pozzuoli, ed altrove, per impetrare da quel vescovo il permesso di porre una pietra nella chiesa di San Vitale… Dove vedrete una croce, era una stanca nave che piega le vele ed entra nel porto. S’è dovuta togliere”. Dunque, il disegno originario prevedeva una chiara allusione letteraria (derivata da Petrarca e Tasso), con la nave, simbolo della vita, che si conclude all'arrivo nel porto. Solo nel 1844 viene collocato nell’atrio della chiesa il monumento, opera di Michele Ruggiero, sul quale sono raffigurati la lucerna, la civetta e un serpente circolare, simboli rispettivamente dello Studio, della Sapienza e dell’Eternità. In alto una farfalla (Anima) tra due ramoscelli di alloro e di quercia, che alludono alla Poesia e alla Filosofia. L’iscrizione di Pietro Giordani, fin dal 1817 presago della grandezza di Leopardi, è sormontata dalla croce citata, ora dispersa perché rubata. Ne restano i quattro pioli in bronzo che la sorreggevano. L'ORIGINARIO SEPOLCRO DI GIACOMO LEOPARDI Quando nel 1939 i resti di Giacomo Leopardi furono collocati nel Parco di Piedigrotta, a pochi metri dal sepolcro di Virgilio, in una stele-ara in travertino, si provvide a trasferire dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, dov'era stato sepolto, anche il monumento fattogli innalzare da Antonio Ranieri. Vale la pena ripercorrerne brevemente le vicende, che vedono contrapporsi le concezioni laicistiche di Ranieri alle imposizioni clericali da parte dell'arcivescovado di Pozzuoli, nella cui giurisdizione ricadeva il borgo di Fuorigrotta e ricade tuttora il quartiere attuale di Napoli. L’intenzione da parte di Ranieri di innalzare una tomba a Leopardi è pressoché immediata. Già nella necrologia pubblicata nella rivista "Il Progresso" di maggio-giugno 1837, Ranieri assicura che “gli sarà rizzato un monumento, se non degno dell’altezza del suo ingegno, bastante almeno a far fede appresso la posterità della giusta venerazione in cui l’ebbero i Napoletani”. Il 1° agosto 1837 da Parma Antonietta Tommasini lo sollecita: “Se il monumento si fa per soscrizioni d’amici, la prego di non dimenticarsi il nostro nome”. Ma la realizzazione incontra vari ostacoli religiosi, a causa delle concezioni materialistiche del poeta, che costringono perfino a modificare il progetto originario, come riferisce lo stesso Ranieri: “Dio solo sa… le migliaia di volte che son dovuto andare a Pozzuoli, ed altrove, per impetrare da quel vescovo il permesso di porre una pietra nella chiesa di San Vitale… Dove vedrete una croce, era una stanca nave che piega le vele ed entra nel porto. S’è dovuta togliere”. Dunque, il disegno originario prevedeva una chiara allusione letteraria (derivata da Petrarca e Tasso), con la nave, simbolo della vita, che si conclude all'arrivo nel porto. Solo nel 1844 viene collocato nell’atrio della chiesa il monumento, opera di Michele Ruggiero, sul quale sono raffigurati la lucerna, la civetta e un serpente circolare, simboli rispettivamente dello Studio, della Sapienza e dell’Eternità. In alto una farfalla (Anima) tra due ramoscelli di alloro e di quercia, che alludono alla Poesia e alla Filosofia. L’iscrizione di Pietro Giordani, fin dal 1817 presago della grandezza di Leopardi, è sormontata dalla croce citata, ora dispersa perché rubata. Ne restano i quattro pioli in bronzo che la sorreggevano.
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